Chiara Banchini e CPE Bach, l’intellettuale della musica

By Theresia

July 29, 2015

Sarà alla testa di Theresia imbracciando il suo violino: Chiara Banchini, la celebre direttrice e vioinista svizzera, guiderà l’orchestra nello stage e nei concerti del tour di agosto, e noi ci siamo fatti raccontare qualche dettaglio del programma.

ChiaraBanchini@GregorKhuenBelasiCPE Bach e Boccherini sono i due autori a cui è dedicato il concerto: “Il programma “ ci spiega Chiara Banchini “nasce dal confronto tra me e il direttore artistico di Theresia, Mario Martinoli. Da un lato c’è Boccherini, di cui abbiamo già suonato l’Ouverture a Lodi e Milano l’ottobre scorso, e aggiungiamo la Sinfonia: a me Boccherini piace molto, mi sento bene a dirigerlo e suonarlo, perchè è divertente, ha queste lunghe frasi italianeggianti in cui sia io che l’orchestra ci muoviamo senza problemi. Sarà una parte in un certo senso più rilassante di quella dedicata a Carl Philip Emanuel Bach che invece è un autore molto più difficile.”

In che senso la musica di CPE Bach è difficile?

“C’è una difficoltà strumentale, tecnica, legata al fatto che lui scriveva benissimo per tastiera ma non altrettanto per gli archi: ci sono salti di corda, salti di posizione che rendono complicata l’esecuzione. Ma non è il solo aspetto: per me la difficoltà di CPE Bach è legata al fatto che lui era un intellettuale, distante dalla sensibilità italiana, e la sua musica, particolarmente intensa, parla una lingua speciale. Con CPE Bach siamo già nello Sturm und Drang, nell’Empfindsamkeit: però attenzione, non dobbiamo confonderlo con il sentimentalismo. La sua è una sensibilità difficile, dura, con momenti di grande bellezza in cui però non si lascia mai andare: grandi contrasti, forti accentati e piani malinconici che si alternano quasi di battuta in battuta. Ecco la difficoltà maggiore: avere un discorso “rotto” e portare avanti una linea costante.”

La ritroviamo con Theresia nel doppio ruolo di violinista e direttrice:

“Sì, dirigo e suono, come faccio spesso. Nel caso della musica scritta per la corte di Berlino, possiamo distinguere le composizioni per il teatro d’opera, in cui si impiegava un’orchestra di 42 elementi,e quelle strumentali, che si eseguivano nei saloni del Castello e impiegavano meno musicisti in formazione più cameristica. Quantz e i fratelli Benda (F. Benda era il konzertmeister dell’orchestra del teatro), suonavano e accompagnavano spesso Federico al flauto traverso. Immagino che il doppio concerto sia stato eseguito nell’ambito dei concerti cameristici al castello E se vogliamo questa è un’altra delle difficoltà nel suonare CPE Bach: ci vuole agilità e ascolto, bisogna studiare una Sinfonia come se fosse un quartetto d’archi, mentre con Boccherini siamo già nel grande sinfonismo: so già che con Theresia posso lasciare l’orchestra quasi a briglia sciolta.”

Ci parli del doppio concerto per fortepiano, clavicembalo e orchestra: è una pagina unica e di rara esecuzione. Il fortepiano al tempo di Bach cominciava ad emergere e ad imporsi: secondo lei in questo concerto i due strumenti solisti sono in competizione?

“No, non sono in gara tra di loro: invece lo sono entrambi con l’orchestra, con continui botta e risposta, mentre tra fortepiano e clavicembalo c’è spesso una scrittura parallela, con condivisione di temi cantabili, oppure si danno la parola. A me sembra che in questo concerto si riveli nuovamente la natura intellettuale e se vogliamo cervellotica di CPE Bach, che si diverte più con la testa che col cuore e che prende questo strumento “nuovo” e sperimenta: a corte suonava il clavicembalo ma amava molto il clavicordo, che permette sfumature timbriche e dinamiche ed è più vicino al fortepiano.”

A proposito di strumenti a tastiera, lei nell’ambito dello stage terrà due lezioni sul trattato di CPE Bach sull'”Arte di suonare la tastiera”: qual è l’importanza di un testo come questo per un violinista?

“Innanzitutto diciamo che io cerco sempre di avvicinare i giovani ai trattati antichi: noi trent’anni fa andavamo a scovare questi testi che non erano nemmeno pubblicati e da lì abbiamo tratto tutto quello che potevamo sapere sulla musica antica. Adesso i giovani apparentemente non ne hanno bisogno perché hanno accesso a tante esecuzioni di scuole diverse,che possono ascoltare e imitare. In Conservatorio non si fa o si fa male, mentre secondo me è fondamentale entrare in questi testi per capire come eseguire questa musica. Del trattato di Bach cercherò di spiegare l’interessantissima parte dedicata all’ornamentazione e mi fermerò sulla parte dedicata all’interpretazione.”

Con Theresia sarà a Dobbiaco, città legata al compositore Gustav Mahler: il suo mondo musicale è lontanissimo dalla musica barocca, lei che tipo di legame sente con questo compositore?

“È una questione estremamente complicata: le Sinfonie, i Lieder di Mahler, sono musica bella da morire, però io la vivo con un certo disagio. Ed è sempre stato così: io mi sono specializzata nella musica antica dopo aver fatto un corso di studi del tutto tradizionale. Anche durante gli anni di studio, però, arrivavo volentieri fino a Schubert, e poi la mia tendenza era quella di saltare direttamente alla contemporanea. E infatti dopo il diploma ho percorso questa doppia strada, dedicandomi sia all’antica che alla contemporanea. Il perchè non l’ho ancora capito.”

Lei è rientrata da un mese da una “vacanza” davvero speciale, un viaggio on the road che in sette mesi l’ha portata dalla Terra del Fuoco all’Alaska e che ha raccontato in un blog: come si torna a casa dopo un’esperienza come questa?

“Il ritorno ovviamente è difficile! All’inizio mi sono riposata, e sono stata contenta di ritrovare la mia casa, il mio letto, poi mi sono resa conto che avevo dimenticato di quanta routine è fatta la vita quotidiana: passiamo gran parte del nostro tempo ad amministrare la nostra vita. In viaggio è diverso, naturalmente ci si occupa del viaggio in sè, ed è una lavoro anche quello, ma ogni giorno è differente. La cosa che non mi aspettavo invece è stata il fatto che mi sono dimenticata completamente del violino: mi è mancato i primi due-tre mesi, poi l’ho completamente rimosso: riprendere a suonare è stato difficile, duro. Poi naturalmente è andata meglio, ho ritrovato presto tutta la gioia che mi dà il violino.”

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