La residenza di Theresia a Rovereto è stata arricchita dalla presenza di Bertil van Boer, massimo esperto di Joseph Martin Kraus, che nella seconda di tre appassionate conferenze ha illustrato ai giovani musicisti un ritratto a tutto tondo del compositore: un vero e proprio viaggio nel mondo di Kraus, compositore al centro del concerto in programma a Bolzano il 22 agosto.
Oggi che Kraus è un compositore amato dagli estimatori ma poco conosciuto al grande pubblico, la domanda “chi era Kraus?” non è di immediata risposta: abbiamo pochi ritratti, uno dei quali è quello conservato nella Reale Accademia di Scienze di Stoccolma. Poi c’è quell’etichetta, “Il Mozart di Odenwald”, che è stata appiccicata a Kraus per una concidenza quasi totale di date con il ben più famoso salisburghese: è giusto chiamarlo così? O non sarebbe meglio, chiede provocante Bertil van Boer “chiamare Mozart il Kraus austriaco?”.
Per capire chi fu realmente si può partire dalla lista dei suoi incarichi a Stoccolma, davvero impressionante: alla Corte del Re Gustavo III di Svezia Kraus fu Kappelmeister, Direttore della Royal Opera (dirigendo da 2 a 5 concerti alla settimana), Direttore artistico dell’Orchestra di Corte, Direttore dell’Accademia di Musica di Stoccolma, compositore di corte e Membro della Reale Accademia di Scienze e Musica. “Viene da domandarsi quando mangiasse e dormisse!”, commenta van Boer.
Altrettanto impressionante la lista dei suoi interessi e delle sue conoscenze: era naturalmente un compositore e uno strumentista (violista), ma anche autore di testi e lavori teatrali, poeta, amante delle scienze e della letteratura. La sua biblioteca comprendeva testi di matematica e scienze, volumi di Celsius e Linneo, la più recente letteratura tedesca, inglese, svedese, italiana. Del resto parlava il tedesco, sua madrelingua, lo svedese e il francese come un nativo, e se la cavava ottimamente anche con l’italiano e l’inglese. La sua figura è più complessa e non si può descrivere solo come un compositore di corte: “fu un intellettuale, con alle spalle studi di legge e letteratura classica, un acuto osservatore della vita del suo tempo. Nelle sue lettere compare una straordinaria e vivissima descrizione di Pompei, di un suo incontro col Papa, ma anche di quadri, ricette, vini.”
La sua reputazione andò di pari passo con il suo talento: Haydn lo considerava uno dei maggiori talenti, Salieri citando Gluck scrive che Kraus aveva “un grande stile, del tipo che non ho mai incontrato” e Neefe (insegnante di Beethoven) lo affianca ai grandi del suo tempo.
Oggi, oltre a essere meno conosciuto di quanto merita, è anche perseguitato da alcuni stereotipi del tutto scorretti: a parte essere ricordato come il Mozart svedese (“il paragone non funziona, fu molto più di un compositore e soprattutto fu uno dei primi esponenti dello Sturm und Drang, prima come letterato e poi come compositore”), molti pensano che in vita fu povero (“invece aveva uno stipendio netto annuo che oggi ammonterebbe 140000 euro”) e misconosciuto (“le testimonanze dei suoi contemporanei lo smentiscono”). Al contrario, fu un musicista talentuosissimo, sia come strumentista, tanto da essere ammesso a dodici anni nell’orchestra di Mannheim, sia come compositore, capace di esplorare tutti i generi in voga al momento, dalla Sinfonia all’opera, dall’Oratorio ai concerti solistici. Fu uno sperimentatore, un formidabile orchestratore e una persona devota a tutte le sfaccettature della cultura del suo tempo. Per rendergli giustizia, e staccargli la inesatta etichetta “mozartiana” che lo accompagna, non resta che suonare la sua musica: è molta, e tutta bellissima, parola di Bertil van Boer.