“Fare la spalla di Theresia stata un’esperienza nuova, che mi ha costretta a mettermi in gioco e mi ha fatto diventare più forte. Ora sono spesso chiamata a fare la spalla anche di altri ensemble orchestrali.”
La violinista italiana Gemma Longoni è la spalla di Theresia: 31 anni, in orchestra dal 2015, le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza:
“Ho un ricordo molto nitido della mia prima residenza: era una produzione orchestrale a Lodi, sotto la direzione di Claudio Astronio e con un repertorio molto bello, Ouvertures e arie per voce e orchestra di Rameau. Di quella prima esperienza mi è rimasto impresso prima di tutto il contatto umano: a parte una persona, non conoscevo nessuno, e mi sono trovata molto bene con i miei nuovi colleghi di cui soprattutto un paio sono tuttora tra le mie amicizie più intime. A livello invece strumentale, per quanto riguarda la mia crescita come musicista, per me il progetto ha cominciato ad essere molto stimolante quando ho cominciato a fare prima la spalla dei secondi e poi la spalla dell’orchestra.”
Pensi che dandoti questo ruolo Theresia ti abbia fatto crescere come musicista?
“Indubbiamente sì. Quando sono entrata non ero più alle prime armi, e avevo già fatto delle esperienze in diverse orchestre. Non che prima di fare la spalla il lavoro in Theresia non fosse interessante, anzi: avevo ricevuto molti stimoli e approfondito il repertorio, ma il vero “click” è scattato quando mi sono dovuta mettere in gioco in un ruolo di maggiore responsabilità, sia in orchestra che nei progetti cameristici.”
Cosa ha rappresentato per te ricoprire il ruolo di spalla dell’orchestra?
“E’ stata un’esperienza nuova, che mi ha costretta a mettermi in gioco e mi ha fatto diventare più forte. Ora sono spesso chiamata a fare la spalla anche di altri ensemble orchestrali.”
Parliamo degli stage cameristici, una caratteristica del progetto Theresia. Cosa rappresentano per te questi momenti nell’ambito di un percorso di formazione orchestrale?
“Penso che siano un grande regalo: la possibilità di concentrarsi su un repertorio cameristico, senza stress e col tempo necessario è qualcosa che a quanti di noi si dedicano molto all’orchestra non è comunemente dato. Il lavoro in orchestra di solisto è concentrato in pochi giorni in cui si punta molto al risultato. Avere l’agio, la calma e il giusto stato mentale per approfondire il repertorio è un privilegio, un momento di crescita e una bellissima esperienza.”
Pensi che Theresia ti abbia aiutato ad allargare la tua rete di conoscenze e ad aprirti la strada per nuovi progetti professionali?
“Indirettamente sì: lavorare con nuovi direttori, conoscere nuovi colleghi è sempre qualcosa che può portare ad esperienze che non si erano programmate, a nuove occasioni. Con alcuni musicisti di Theresia ad esempio stiamo pensando di fondare un ensemble da camera: è un progetto ancora all’inizio e mi attrae molto.”
Prossimamente si svolgeranno le nuove audizioni per archi: consiglieresti Theresia ai tuoi colleghi e perchè?
“Sicuramente lo consiglierei! Per un musicista giovane entrare in Theresia può essere un ottimo modo per acquisire pratica con l’esecuzione su strumenti originali a contatto con grandi direttori e maestri come quelli che abbiamo avuto in questi anni: Alfredo Bernardini, Chiara Banchini, Claudio Astronio. L’altro aspetto che rende preziosa l’esperienza è la presenza degli stage cameristici, sicuramente un valore aggiunto.”