Non è mai troppo presto per scoprire la musica barocca: Marcello Trinchero, 22 anni, prima tromba in Theresia, si è innamorato della tromba naturale a 6 anni. “A cinque ho iniziato a suonare la tromba, naturalmente quella moderna. Un anno dopo qualcuno mi regalò dei dischi di Gardiner e Koopman: fu una folgorazione. Entrambi erano dedicati a Bach (Oratorio di Natale e Cantata n. 51) e io sentii questo suono particolarissimo, una tromba come non l’avevo mai sentita. Ricordo che cercai di ricrearlo con la mia tromba, ma un po’ perché ero troppo piccolo, un po’ perché lo strumento non era quello giusto, non ci riuscivo.” Per mettere le mani su una vera tromba naturale Marcello ha dovuto aspettare un po’: nato e cresciuto a Trino Vercellese, “negli anni mi capitava spesso di incontrare il nome di Gabriele Cassone nei dischi che compravo ed ascoltavo: a un certo punto ho scoperto che abitava e insegnava a 50 chilometri da casa mia! E dopo la maturità mi sono iscritto al Conservatorio di Novara per studiare con lui: adesso sto concludendo il primo ciclo accademico in tromba naturale.”
Come è stato l’approccio allo strumento antico e cosa ti ha dato in più questo percorso di studi in Conservatorio? “Ho sviluppato una vera passione per la storia dello strumento e per il suo repertorio. L’approccio non è stato semplicissimo: stilisticamente mi sentivo a posto, con centinaia di ore di ascolto alle spalle. Tecnicamente, invece, all’inizio è stato molto difficile: si vedono questi maestri di tromba naturale che suonano come se fosse la cosa più semplice del mondo, ma in realtà produrre il suono non è affatto facile! Io ci ho messo qualche mese, all’inizio è stato un disastro: però io l’ho vista come una sfida.”
Ora come si svolge la tua attività?
“Ho una buona rete di contatti e vengo chiamato spesso da ensemble che non hanno una tromba naturale e ne hanno bisogno per un repertorio particolare: collaboro spesso anche con cori amatoriali svizzeri, che poi sono amatoriali solo nel nome, dato che fanno produzioni da professionisti.”
E la tromba moderna che fine ha fatto?
“La suono ancora, tutti i giorni. Intanto mi serve per la tecnica quotidiana: sulla tromba moderna ho il mio imprinting, mi serve per riscaldarmi, per trovare la posizione, per esercitarmi prima di dedicarmi a quella naturale. Un po’ come il riscaldamento di un atleta prima di dedicarsi ad esercizi particolarmente impegnativi, che non vuole fare a freddo. E poi la suono anche in orchestre, big band. Ne ho anche una degli anni ‘30, che uso in un ensemble dedicato al repertorio italiano di quegli anni, l’Orchestra Melodica Aurora.”
Che differenza c’è tra una tromba degli anni ‘30 e una moderna?
“E’ un po’ più lunga, come quelle che usava Armstrong, e il suono è più chiaro e più preciso: l’ensemble Aurora ha tre violini oltre ai sax e al trombone, quindi ha una sonorità ben più raffinata di quella di una big band. Usare una tromba degli anni ‘30 mi permette di trovare il suono giusto per la musica di quel tempo: in fondo è lo stesso atteggiamento mentale che sta dietro al fatto di usare una tromba naturale per la musica classica e barocca.”