Si sono conosciuti suonando in Theresia e hanno deciso di fondare un quintetto di fiati: la flautista Ida Febbraio, l’oboista Antonello Cola, il clarinettista Juan Molero Ramos, il cornista Alessandro Orlando e il fagottista Stefano Sopranzi sono i musicisti dell'”Austro Ensemble”, che debutta sabato nell’ambito della rassegna Gartenmusik.
Ida Febbraio, 31 anni, è nata a Caserta e attualmente vive a Milano, dove insegna flauto (moderno), mentre Antonello Cola, di Roma, 33 anni, sta completando il suo Master alla Hochschule di Francoforte. Poi c’è il palermitano Alessandro Orlando, 26 anni: lui studia a Parigi, al Conservatorio Superiore di Musica; Stefano Sopranzi, 30 anni, è nato a Rovigo ed è tornato nella sua regione (vive a Padova, dove insegna) dopo anni di studio all’estero, a Ginevra; e infine Juan Molero Ramos, che ha 28 anni, è nato a Linares, in Spagna ed ora vive a L’Aja, dove ha appena finito il Master.
In questi giorni sono tutti e cinque a Rovereto per lo stage estivo di Theresia sotto la guida di Alfredo Bernardini e in una chiacchierata a cinque voci mi raccontano che l’idea di fondare l’ensemble è nata in primo momento da Ida e Antonello: “L’idea ci è venuta durante lo stage dell’estate scorsa: noi due siamo i più ‘grandi’ e infatti lo stage in corso è l’ultimo a cui parteciperemo. Ma volevamo continuare l’esperienza, fare tesoro di quanto imparato in Theresia, così abbiamo pensato di suonare in quintetto.” Ida e Antonello sono in Theresia dal 2013, “entrati in orchestra con le prime audizioni”, Alessandro, Juan e Stefano, dal 2014. Juan, clarinettista ha fatto una sola produzione, il Kraus Tour dell’agosto 2014: “Ma ha suonato da solista”, sottolineano gli altri, “quindi vale triplo!”
Ma come ci si organizza abitando sparsi per l’Europa?
“Ci incontriamo a Milano, lavoriamo in maniera intensiva per più giorni: non è sempre facile ma finora siamo riusciti a dedicare il tempo necessario allo studio assieme.”
E come funzionano le prove? Ci sono delle gerarchie tra gli strumenti?
“Il quintetto di fiati è totalmente democratico, a differenza ad esempio del quartetto d’archi in cui si può dire che il primo violino è un po’ il leader. Naturalmente ci sono delle dinamiche interne al gruppo, ad esempio Alessandro e Stefano parlano più di tutti gli altri, ma non è detto che per questo siano loro a comandare… Ma per quanto riguarda la scrittura musicale, soprattutto nel repertororio che suoniamo noi i cinque strumenti hanno pari importanza, ciascuno con le loro caratteristiche: il flauto è lo strumento più acuto, ma non il più importante; il fagotto quello più grave ma non per questo meno protagonista. E a seconda dei brani, uno o l’altro strumento possono emergere: nel quintetto di Cambini, che eseguiremo a Cei, il clarinetto ha una parte molto interessante; così per l’oboe in quello di Danzi, l’altra pagina in programma.”
Il repertorio per questa formazione è ricco?
“Noi ci concentriamo su un repertorio che va dalla fine del Settecento al primo Ottocento: gli autori che si sono dedicati a questo ensemble non sono molti ma hanno scritto tantissimo, basti pensare a Reicha che ha composto 30 quintetti! Il repertorio dalla fine dell’800 fino alla contemporanea è ancora più ricco, ma si esegue su strumenti moderni.”
Il vostro nome, “Austro”, ha un significato particolare?
“In realtà ha un doppio significato: da un lato Austro è un vento del Sud, e l’abbiamo scelto perchè noi tutti proveniamo dall’Europa meridionale. Ma Austro richiama anche l’Austria, e in tal senso segna il nostro legame molto forte con il progetto Theresia, intitolato all’imperatrice Maria Teresa d’Austria.”
Nello stage di quest’estate avete lavorato con Alfredo Bernardini, direttore e oboista. Essere diretti da uno strumentista a fiato cambia il modo di lavorare?
“Sì, prima di tutto perchè come strumentista a fiato Bernardini conosce i problemi degli strumenti ed è esigente in maniera molto intelligente. Sa quanto chiedere e ci ha suggerito accorgimenti efficaci. La prova di sezione è stata massacrante – in senso buono – perchè non gli sfugge nulla. Con lui lavoriamo come si dovrebbe lavorare sempre.”
Ida e Antonello, allora possiamo dire che con l’ultimo stage l’esperienza in Theresia si chiude in bellezza?
“Sì, definitivamente. Nel migliore dei modi.”