E’ la spalla fin dalla fondazione di Theresia: figura esile e delicata, Esther Crazzolara sa porsi con autorevolezza e decisione alla testa della “sua” orchestra. E in occasione dei concerti di Rovereto e Bolzano sarà anche solista, nel concerto K 211 di Mozart. Ventisettenne, nata a Brunico, ci racconta i suoi studi “condotti fino al diploma al Conservatorio Monteverdi di Bolzano. Dopo il diploma ho seguito un master al Mozarteum di Salisburgo, incentrato sia sul violino moderno che sulla prassi esecutiva, e poi un biennio di perfezionamento al Conservatorio di Verona, interamente dedicato al violino barocco.”
Come e quando è nato l’amore per l’esecuzione su strumenti originali? “Circa sette anni fa, a Brunico, la mia città natale, dove ogni estate si tengono corsi di musica antica. Sono entrata in contatto con questo mondo e sono rimasta affascinata dal suono, che è diverso da quello degli archi moderni, e da un differente approccio all’interpretazione. Nell’ambito della musica antica c’è uno studio particolare, un approfondimento puntuale dello stile del compositore e dell’epoca.”
Suoni ancora il violino moderno o la tua carriera è tutta votata a quello barocco? “Suono anche il moderno, in particolare con il mio quartetto d’archi, l’Alma Karlin Quartet, e quando suono in orchestra.”
E il lavoro cambia molto? “Diciamo che in primo luogo lo strumento fa indubbiamente la sua parte: le corde e l’arco sono diversi, così come anche l’atteggiamento strumentale. Ma riesco a far dialogare questi due mondi, soprattutto nell’esecuzione di un repertorio classico: in particolare il lavoro nella musica antica mi ha dato un approccio metodologico che condivido con il violoncellista del mio quartetto, Alex Jellici, che è anche un componente di Theresia.”
E nell’ambito del repertorio moderno, cosa preferisci suonare? “Amo i Romantici, come Mendelssohn, ma anche un compositore del Novecento come Bartok: ecco, in quel caso ad esempio, c’è un lavoro più complesso in fase di lettura e di costruzione.”
Parliamo di Theresia, un’orchestra votata al repertorio settecentesco: “Esatto: proprio questo mi ha entusiasmata quando mi è stato chiesto di farne parte. E’ un repertorio che di solito fanno le orchestre moderne, mentre i gruppi di prassi esecutiva si dedicano prevalentemente al Seicento. In questo senso Theresia colma una lacuna!”
Qual è il segreto di una vera orchestra? “La prima difficoltà, o meglio il primo lavoro da fare, è trovare un suono comune: in ogni stage c’è sempre qualcuno di nuovo, perchè Theresia fa ogni anno audizioni e i musicisti selezionati hanno diritto a stare in orchestra tre anni. Comunque, anche se ci sono volti nuovi, in ogni stage già alla prima giornata di prove si sente il veloce miglioramento da una fase iniziale di ‘reciproca conoscenza’ ad un insieme di suono più convincente.”
Trovare questo insieme è anche uno dei compiti del direttore Claudio Astronio: com’è lavorare con lui? “Molto bello: da un punto di vista musicale lui cerca di dare un carattere diverso ad ogni frase, ad ogni dettaglio nell’esecuzione, questo rende tutto molto vivo. Nella sua precisione, ci esorta continuamente a non dimenticare il piano: quando si è molti si pensa di suonare piano ma il risultato complessivo può non essere così sottovoce, perdendo così i preziosi contrasti di questa musica!”
Sarai solista nel concerto K 211 di Mozart, ce ne parli? “Il concerto K211 è poco eseguito, ma non per questo meno affascinante: in particolare ci sono dei momenti di grande intimità e un dialogo molto interessante tra il solista e l’orchestra, per me è un piacere suonarlo.”
Nel resto del concerto accanto a Mozart e Haydn ci sono i nomi meno noti di Wihlelm Friedemann Bach e Martin Kraus, sono autori che ami e che hai già suonato? “Sì, in particolare ho suonato la Sinfonia in do minore di Kraus: amo molto questo repertorio, è molto Sturm und drang”, una musica affascinante bella da eseguire e da ascoltare.”