MANTOVA – Non si può parlare di mecenatismo senza parlare di Art Bonus. Perlomeno dal 2014, quando è stata introdotta anche in Italia, come in altri paesi, la possibilità di avere uno sgravio fiscale del 65% sulle donazioni a tutela del patrimonio pubblico. Da lì a poco la platea si è allargata alle Fondazioni Lirico-Sinfoniche e ad altre realtà riconosciute dal FUS, il Fondo Unico per lo Spettacolo.
E alla tavola rotonda svolta a Mantova sul tema “Mecenatismo, art bonus e social media: risorse, idee e politiche a favore della musica e delle arti” la seconda sessione era proprio dedicata a lui, lo sgravio fiscale più desiderato dagli operatori culturali.
A parlare innanzitutto di come conquistarselo era Lorenzo Anania, responsabile del fund raising di Kilowatt Festival, una manifestazione di Performing Arts che si svolge a Sansepolcro, un centro di provincia di 20000 abitanti. “Il Festival si svolge da 17 edizioni e negli anni abbiamo cercato di allargare le entrate attraverso altre fonti che non fossero i finanziamenti pubblici. L’Art Bonus ci ha permesso di farlo attraverso un lavoro di prospettiva, condividendo la nostra visione con le aziende: questo l’abbiamo fatto anche lavorando su contenuti ad hoc.” Insomma, non si tratta solo di chiedere dei soldi, ma di chiederli per un motivo. E il lavoro di Kilowatt è stato premiato: nel bilancio 2018 ha pesato per il 35%, in quello di quest’anno probabilmente per il 40% e Anania punta a superare il 50% e non nasconde il suo entusiasmo: “E’ una misura win-win perchè tutti hanno da guadagnarci, è una formula eccezionale.”
Di Art Bonus dal punto di vista tecnico ha parlato Carolina Botti, direttrice di Ales SpA, società che gestisce e promuove l’Art Bonus per conto del Ministero dei Beni Artistici e Culturali: “Il meccanismo che sta alla base dell’Art Bonus è semplice: lo Stato ha bisogno dei privati, chiede il loro contributo, ma non li lascia soli, anzi li affianca restituendo il 65% di quanto hanno donato. Abbiamo lavorato per favorire trasparenza e facilità di uso di questo strumento.” Semplice e utile, ma non per tutti: ci sarà spazio in futuro per le Associazioni che al momento non rientrano nell’elenco speciale del FUS? “Al momento l’Art Bonus si può destinare alla tutela del patrimonio o ad appunto quelle realtà come le Fondazioni Lirico-Sinfoniche o le orchestre riconosciute dal FUS. Un allargamento della platea è questione di copertura finanziaria: non si tratta tanto di una questione tecnica, quanto di una scelta politica.” Negli anni, l’Art Bonus ha comunque portato donazioni pari a 350 milioni di euro, da parte di 11000 donatori di cui 6000 privati cittadini: “Ovviamente il peso economico maggiore ce l’hanno le fondazioni bancarie, ma il coinvolgimento di privati cittadini ha un valore strategico enorme, di crescita culturale e sociale.”