MANTOVA – “Mecenatismo, art bonus e social media: risorse, idee e politiche a favore della musica e delle arti”: erano tanti i temi della tavola rotonda organizzata da Bruno Leoni e Oficina Ocm a Mantova. La mattina è stata lunga e densa di interventi e di idee: noi l’abbiamo seguita tutta e in questo e nei prossimi post vi raccontiamo com’è andata.
I lavori sono stai introdotti da Angelo Foletto, che è partito dal concetto di mecenatismo come “cultura del dono” citando illustri esempi: “Parliamo di mecenatismo a casa dei Gonzaga; e parliamo di mecenatismo 2000 anni dopo la morte di Mecenate. L’interpretazione di mecenatismo di questi modelli ci ha dato qualcosa di cui ancora godiamo: ma come si interpreta o si favorisce oggi il mecenatismo?”
Dal gesto personale al sostegno strutturato
A rispondere, partendo dall’esperienza concreta è stata Elena Gaboardi, Vicepresidente di Fondazione ICONS, parlando del programma di perfezionamento musicale Theresia: “Theresia è nata da un gesto personale di mecenatismo privato, un gesto fondato su contenuti forti come la volontà di favorire il perfezionamento di giovani musicisti che eseguono repertorio classico sugli strumenti originali; a questo gesto personale negli anni si è affiancato qualcosa di più strutturato inserendo Theresia nelle attività di Fondazione ICONS. La qualità consolidata del progetto chiama oggi a un allargamento del supporto, ovvero a motivare nuovi mecenati, lavorando sulla reputazione e sull’immagine del progetto e sulla rete di potenziali donatori, ma anche su altri strumenti che affianchino il mecenatismo privato.” Ma come si attraggono i mecenati? “Dando il buon esempio, certo, ma soprattutto dando buone motivazioni: le buone cause per cui spendersi sono moltissime e il nostro progetto è molto specifico: ci vuole chiarezza, trasparenza e capacità di lavorare sulla responsabilità sociale.”
Mecenatismo, una questione di famiglia
Un’altra voce dal mondo del mecenatismo l’ha portata Roberto Brazzale, industriale del settore caseario ma anche “figlio di una concertista, organista che girava il mondo e che Asiago ha fondato un festival che tuttora è in attività, interamente sostenuto dalla mia famiglia con fondi privati e senza contributi pubblici. Facciamo concerti a ingresso libero perchè ci costerebbe di più gestire la burocrazia che regalare i concerti. Sul nostro territorio sosteniamo anche un’orchestra giovanile e scuole di musica.” Il suo modello è totalmente privatistico, e rivendica una personale “addizionale IRPEF alla musica” e la vocazione ad essere “compratori di musica anche per gli altri”
Fare incontrare arte, mecenatismo e marketing
Si dichiara invece votata al dialogo Giulia Pordd di Ashtart Creative Consultancy , che lavora per “fare incontrare arte e imprenditoria, logica della cultura e logica di impresa e suggerire alle imprese pratiche virtuose per la responsabilità sociale.” Lo ha fatto negli anni lavorando a un progetto di produzioni artistiche per il Gruppo Würth, alle residenze musicali presso la Cantina Lageder e ai percorsi di sostegno di talenti e inclusività sociale della Gaspari Foundation di Verona, tutte esperienze in cui imprenditori si sono convinti a investire sull’arte grazie a una visione condivisa e alla possibilità, data dal marketing, di misurare i reali risultati.
La cultura come impresa produttiva
Sul tema è intervenuto il Sindaco di Mantova Mattia Palazzi rivendicando il ruolo dell’ente pubblico, rigettando l’idea di eventi gratuiti e chiedendo un cambio di mentalità da una concezione volontaristica ad una professionale dell’organizzazione culturale: “Bisogna spostare le risorse dal prodotto al processo: il lavoro culturale è lavoro vero, va affidato a dei professionisti con competenze nel campo amministrativo, economico, gestionale.”