La Fondazione che a Lodi ospita il concerto dei Fiati di Theresia è intitolata a Maria Cosway, donna dai molti talenti, protagonista vivace degli stessi decenni il cui repertorio musicale sta al cuore dell’attività della nostra orchestra.
Maria Cosway nacque a Firenze nel 1760, con il nome di Maria Luisa Caterina Cecilia Hadfield, da genitori inglesi che in città possedevano un albergo. Dimostrò fin da giovanissima una forte predisposizione per la pittura e per la musica; suonava l’arpa e l’organo, e la famiglia la mandò a studiare a Roma per due anni; al suo ritorno a Firenze nel 1778, dunque appena diciottenne, fu nominata socia dell’Accademia Fiorentina di Belle Arti.
Solo un anno dopo il padre venne a mancare, e la famiglia si trasferì a Londra: di lì a pochi mesi Maria si sposò, ancora minorenne, con il pittore e miniaturista Richard Cosway, autore del bel ritratto di copertina di questo articolo. Tra il 1781 e il 1789 espose trentuno dipinti alla Royal Academy di Londra, a conferma di un talento indiscusso. Tuttavia, “Maria pittrice fu bloccata nei suoi intenti di affermarsi pittrice indipendente, in quanto il marito, Richard Cosway, ne limitò il potenziale, proibendole pure di vendere i quadri.”[1].
Anche come musicista, la sua attività restò relegata ad un contesto non professionale, che sarebbe stato giudicato inadatto per una donna di elevato ceto sociale. Ciononostante, alcune sue composizioni vennero pubblicate in forma anonima. Una composizione di Maria, Songs and Duets, fu inviata a Jefferson subito dopo il suo ritorno in USA da Parigi. Copie della composizione si trovano presso la New York Performing Arts Library, la Biblioteca Nazionale di Parigi e a Monticello, in Virginia. Gran parte della sua attività musicale si svolse all’interno dei “Grandi concerti”, che si tenevano nella sua casa londinese.
E’ oggi ricordata suprattutto per la sua instancabile attività in campo pedagogico: nel 1803 aprì un collegio femminile a Lione e successivamente a Lodi, affidandosi all’ordine delle Dame Inglesi per curarne la gestione.
In vita ebbe importanti relazioni, e sicuramente la più “chiacchierata” è quella con Thomas Jefferson, tra gli autori della Dichiarazione d’Indipendenza e tra i primi Presidenti degli Stati Uniti d’America. I due intrattennero uno scambio epistolare durato 50 anni: si erano conosciuti durante gli anni in cui Jefferson svolse attività diplomatica in Europa, tra il 1784 e il 1789. Proprio in questi primi anni di conoscenza Jefferson scrisse a Maria un’appassionata lettera, dal titolo “My heart and my head”, sorta di dialogo fra la voce razionale della mente e quella sentimentale ed appassionata del cuore, in cui molti hanno visto la prova indiscussa di una relazione amorosa. Tuttavia, come scrive Tino Gipponi nel suo volume “Maria e Richard Cosway”, “Questa vicenda é stata romanticamente enfatizzata e sulla esatta relazione fra Maria e Jefferson, fuori da ogni speculazione sentimentale, occorre doverosamente essere cauti. Nessuno vuole escludere l’aspetto attrattivo che poté coinvolgere i due personaggi, il reciproco fascino e gli interessi elettivi fra persone colte, ma in mancanza di sicuri maggiori accertamenti é opportuna la sospensione del giudizio […] Inoltre non resta traccia di questo rapporto e neppure nel dettagliato diario di un intermediario in prima persona quale era stato Trumbull se non nella testimonianza dell’innamorato ministro americano con il suo “Dialogue between my Head and my Heart”.”
Anche ridimensionando l’aspetto romanzesco della relazione con Jefferson, la figura di Maria Cosway rimane estremamente affascinante: “Questa inglesina bionda, dai grandi occhi blu, ha navigato con amabilità e perizia nel mondo tempestoso del suo tempo, agitato da grandi, sconvolgenti mutazioni: e l’ha fatto da viaggiatrice esperta – secondo l’uso inglese – da Firenze, suo luogo natale, all’Inghilterra, sua vera patria; dalla Francia “illuminata” e rivoluzionaria – giacobina prima e napoleonica poi – all’Austria della Restaurazione, sino all’approdo in età matura a Lodi, quella più piccola delle città, dove dimostra appieno le sue doti di educatrice, già sperimentate a Lione, aprendo un collegio laico per giovinette che si trasformerà poi – vivente ancora la fondatrice – nell’Istituto religioso delle Dame Inglesi”.[2]
[1] in “Maria e Richard Cosway”, a cura di Tino Gipponi, Umberto Allemandi & C., Torino 1998
[2] Dalla premessa di Age Bassi al volume di E. Cazzulani e A. Stroppa, “Mary Hadfield Cosway. Biografia, diari e scritti della fondatrice del Collegio delle Dame Inglesi in Lodi”, L’Immagine, Lodi, 1989)