Chiara Banchini torna a dirigere Theresia in un programma che esplora il sinfonismo classico in pagine di Franz Joseph Haydn e Luigi Boccherini, due compositori cui la violinista e direttrice ha dedicato grande spazio di approfondimento nel suo lavoro di questi anni con l’orchestra.
La prima parte del concerto è dedicata a due composizioni di Haydn: in apertura, l’Ouverture da “Armida”, un’opera che Haydn compose tra il 1783 e il 1784 su un libretto basato sulla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. L’opera ebbe grande successo all’epoca (ben 54 le repliche nella sola Esterhaza e poi riprese a Budapest, Vienna, Torino, Pressburg) per essere poi dimenticata: la prima esecuzione moderna ha avuto luogo nel 1968 a Colonia. In “Armida” Haydn accoglie i principi e i metodi di Gluck, e l’Ouverture è una sorta di summa musicale dell’intera opera. La Sinfonia n. 89 in Fa maggiore è di pochi anni successiva: fu composta nel 1787, e il secondo e quarto movimento sono basati su un concerto per ghironda che Haydn aveva scritto l’anno prima, assieme ad altri quattro per lo stesso strumento, per il re Ferdinando V di Napoli. Già in un primo momento Haydn aveva trascritto la parte solistica per flauto e oboe, in modo che i concerti potessero avere una ciruitazione maggiore ed essere eseguiti da altre orchestre; ulteriori adattamenti portarono alla versione sinfonica in cui comunque il ruolo dei fiati è particolarmente rilevante.
Il tardo sinfonismo di Boccherini è ben rappresentato dalla breve Ouverture in re maggiore (1790), una delle sue opere orchestrali più famose, e dalla meravigliosa Sinfonia n. 27 in re maggiore G520, scritta per il Re di Prussia Federico Guglielmo II nel 1789. Un’opera, quest’ultima, di grande interesse e dai contenuti strutturali e narrativi moderni e sperimentali, soprattutto nel Presto finale, che curiosamente ritroveremo dieci anni dopo nelle prime opere sinfoniche di Beethoven.
Come spiega il direttore artistico Mario Martinoli, “potremmo dire che questo è un programma “beethoveniano” anche in assenza di Beethoven: sia Haydn che Boccherini sono interpreti di un sinfonismo che va oltre gli stilemi settecenteschi, un sinfonismo diverso e più strutturato in particolare nell’uso dei fiati; è già un alludere a uno stile che possiamo quindi definire beethoveniano. Nell’immaginario comune Haydn e Boccherini vengono associati allo stile galante (nel caso di Boccherini anche per “colpa” del Minuetto), in realtà vanno ben oltre a questo, e nel lavoro di questi anni con l’orchestra Chiara Banchini ci ha permesso di esplorare proprio queste zone di grande complessità e interesse.”
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