Sarà un agosto tempestoso? Per Theresia sì, visto che tutto il programma musicale dell’estate è dedicato a un tema forte come lo “Sturm und drang”: a dirigere l’orchestra nello stage e nei concerti che la vedranno impegnata a Bolzano, Rimini e Rovereto ci sarà Alfredo Bernardini, a cui abbiamo chiesto di illustrarci il programma e le sue caratteristiche.
Prima di tutto, cos’è esattamente lo “Sturm und Drang”?
«Lo “Sturm und Drang” è un movimento culturale e filosofico della seconda metà del ‘700 che evoca le espressioni della natura in parallelo con le epressioni dell’anima: il termine significa “tempesta ed impeto”, e infatti parliamo delle espressioni più estreme, più violente e drammatiche, di un’esplorazione dell’animo umano attraverso grandi contrasti di emozioni. In musica questo stile diventa molto popolare attorno al 1770, in un’epoca in cui la musica era soprattutto una forma culturale di intrattenimento e in cui imperava lo stile galante, con composizioni scritte per lo più in modo maggiore: con lo Sturm und Drang, invece, si afferma la prassi di comporre in modo minore molto più che nel passato; e accanto al modo minore, gli stilemi più comuni sono l’uso di ritmi sincopati, che rendono l’ansia e l’affanno, e grandi contrasti per dipingere la drammaticità dell’atmosfera.»
Il programma presenta quattro pagine di altrettanti autori: sono tutte composizioni inserite nel movimento culturale dello “Sturm und drang”?
“Sì: iniziamo con la Suite dal Don Juan di Gluck, composta nel 1761 e considerata particolarmente innovativa per l’uso del balletto, con riferimenti a Rameau: e proprio all’interno del balletto c’è un numero particolare, che non può non far pensare al Don Giovanni di Mozart, in cui tutta la gravità del seduttore peccaminoso è tradotta da una tempesta di ritmi sfrenati e molto affannati. E’ una sorta di manifesto musicale dello Sturm und Drang. Pochi anni più tardi Haydn inizia a scrivere le sue Sinfonie in modo minore, tra cui quella in mi minore detta “Lamentazione”, caratterizzata dall’alternanza immediata tra la frenesia del primo tema e la rassegnazione del secondo: molto interessante anche il secondo movimento, in cui Haydn utilizza la melodia di un canto gregoriano, affidata a oboe e secondi violini, mentre i primi eseguono una bellissima variazione. La Sinfonia termina senza un movimento veloce ma con un Minuetto e Trio.”
Questo non è in contraddizione con la modernità dello Sturm und Drang?
“Possiamo dire che in questo caso Haydn combina la grande novità dello stile ‘tempestoso’ con la tradizione precedente. In ogni caso le Sinfonie in modo minore di Haydn non sono molte: si dice che il principe Eszterhàza si fosse lamentato di queste sinfonie così drammatiche, tragiche, cariche di contrasti, e avesse esortato Haydn a comporre musiche più adatte all’intrattenimento. L’aneddoto non è documentato, ma di certo il rapporto tra i due era fatto di questi attriti.”
“Sturm und Drang” significa “tempesta ed impeto”, e infatti parliamo delle espressioni più estreme, più violente e drammatiche, di un’esplorazione dell’animo umano attraverso grandi contrasti di emozioni.
In programma ci sono poi due pagine di Mozart e Kraus:
“Mozart non ha scritto moltissime composizioni ispirate allo Sturm und Drang, ma è evidente che il tema lo affascinava perché tutte le volte che vi si è avvicinato ha scritto del capolavori assoluti, soprattutto in campo cameristico. La Sinfonia in sol minore – che viene detta “la piccola” per distinguerla dalla Sinfonia in sol minore n. 40 – fu scritta da Mozart all’età di 17 anni, dopo il Lucio Silla. Per quanto riguarda Kraus, questa è stata una richiesta precisa del direttore artistico Mario Martinoli: Theresia ha già suonato pagine di questo autore che io invece sto scoprendo: l’ho frequentato poco, e un po’ me ne stupisco vista la qualità di scrittura di un compositore che è davvero all’avanguardia. Se Mozart rappresenta un po’ il punto culminante dello stile classico, Kraus stilisticamente è oltre, prefigura uno stile posteriore.”
Lei dirige per la prima volta Theresia, un’orchestra giovanile di formazione professionale: come cambia il lavoro del direttore di fronte a un’orchestra di questo tipo? La preparazione è finalizzata ai concerti o c’è spazio anche per approfondimenti di altro tipo?
“Il lavoro è sicuramente diverso rispetto a quello che si fa con un’orchestra di professionisti, innanzitutto perchè si ha a disposizione più tempo: io ne approfitto soprattutto per spiegare il contesto ed è anche per questo che ho scelto un programma caratterizzato da un tema così importante nella storia della musica. Poi va detto che c’è una grande bellezza nel lavorare con giovani all’inizio della loro carriera, pieni di disponibilità, energia, entusiasmo: questo nelle orchestre professionali è meno scontato. Non perchè queste qualità non ci siano, ma perchè nelle orchestre stabili sono altre priorità, prima di tutto l’efficienza del lavoro, con la capacità di una lettura in prova e tempi rapidi di preparazione, e poi spesso ci sono delle abitudini, date dall’esperienza, difficili da scardinare. Quante volte mi sono sentito dire ‘questo si fa così’, o ‘l’abbiamo sempre suonato così’: invece in musica è sempre importante mettere in questione tutto quello che si è fatto e che si sta facendo, con costante vivacità e curiosità.”
C’è una grande bellezza nel lavorare con giovani all’inizio della loro carriera, pieni di disponibilità, energia, entusiasmo
Sul nostro blog abbiamo parlato della novità politica del momento, il voto in Inghilterra, che naturalmente riguarda anche molti dei nostri orchestrali che per studio o lavoro vanno e vengono dalla Gran Bretagna. Lei cosa pensa del “Brexit”?
“Sono rimasto scioccato dalla regressione dell’Inghilterra e da un voto scaturito, come pare, dalla disinformazione e dall’ignoranza: questa cosa è negativa sotto tutti gli aspetti, e dal punto di vista di un musicista, pensando che la musica è un linguaggio che unisce, non si può che essere sconvolti. Penso che ci saranno svantaggi per tutti e che iniziative come Theresia o EUBO saranno severamente penalizzate.”