Theresia Youth Baroque Orchestra avrà un nuovo direttore: dopo l’organista e clavicembalista Claudio Astronio e la violinista Chiara Banchini, la nostra giovanile aggiunge un nome prestigioso alla rosa dei propri direttori con l’oboista Alfredo Bernardini, che dirigerà TYBO nel tour di agosto e farà parte della commissione esaminatrice nelle audizioni che si terranno a maggio a Venezia.
Nato a Roma nel 1961, Bernardini si è trasferito giovanissimo in Olanda per studiare oboe barocco con Bruce Haynes e Ku Ebbinge: oggi la sua attività, come didatta e concertista, è di respiro internazionale: “Mi divido tra l’insegnamento e il concertismo: come insegnante, fino al giugno 2015 sono stato docente di oboe al Conservatorio di Amsterdam, un incarico che ho mantenuto per 22 anni. Attualmente sono professore all’Università del Mozarteum di Salisburgo: sono dunque sempre a contatto con le nuove leve, giovani che si dedicano alla musica antica. Oboisti, naturalmente, ma anche altri strumentisti con cui si fanno progetti e ricerca: per me è una parte bellissima della mia attività: stare con i giovani fa rimanere “attuali” e insegnando si continua ad imparare. L’Ensemble Zefiro rappresenta la mia attività principale come concertista: poi collaboro con numerose orchestre, ad esempio sono primo direttore ospite dell’orchestra Concerto Copenhagen, con cui faccio due programmi l’anno e collaboro con l’orchestra norvegese Barokkanerne e, in Canada, con l’orchestra canadese Arion e la Tafelmusik di Toronto. E lavoro spesso con le orchestre giovanili, come i Bachsolisten di Seoul: anche quando dirigo, come nel caso dell’insegnamento, lavorare con i giovani è per me fonte di grane soddisfazione. Hanno forse meno esperienza ma un entusiasmo contagioso.”
E, a proposito di giovanili, ora è stato invitato a dirigere la Theresia Youth Baroque Orchestra: i primi concerti saranno quelli del tour di agosto, può già raccontarci qualcosa del programma?
“Per ora diciamo che è un programma dedicato allo Sturm und Drang, che fu prima di tutto una corrente filosofica, esaltazione di tutte le emozioni umane: analogamente, la musica mette in contrasto le emozioni in maniera esaltata. Accosteremo pagine di autori più noti ad altri meno conosciuti, un’operazione che amo sempre fare.”
Lei porta avanti parallelamente l’attività di direttore e quella di strumentista: con Theresia suonerà il suo oboe?“In questo caso no: Theresia di dedica a un repertorio classico che rende la cosa poco pratica. A me piace molto suonare con gli ensemble che dirigo, ma lo faccio solo con le orchestre barocche, perché si può studiare una disposizione che mi permetta di essere visto da tutti senza essere esterno all’orchestra. Inoltre Theresia avrà due oboisti in organico, non voglio certo togliere loro spazio!”
Cosa pensa del progetto artistico di Theresia, un’orchestra giovanile professionale votata al repertorio del Secondo Settecento?
“Penso che colmi una mancanza e che dia ai giovani che si dedicano alla musica antica l’opportunità di perfezionare l’esecuzione del repertorio classico sugli strumenti veramente adatti alla musica di quel periodo. Ci sono molte iniziative simili ma sono votate al Barocco e alla musica del Primo Settecento: penso all’Eubo, fondata nel 1985 (me lo ricordo bene perché all’epoca ne facevo parte…) e altri ensemble e orchestre che grantiscono una formazione di alto livello, ma, ripeto, per un repertorio diverso da quello di cui si occupa Theresia. Nell’ambiente professionale la richiesta di musicisti preparati a suonare su strumenti originali il repertorio Classico è aumentata decisamente, dunque c’è quanto mai bisogno di una realtà come Theresia e io sono felicissimo che Mario Martinoli abbia compreso questa necessità. Poi mi pare che il favore da parte dei giovani che suonano con Theresia sia molto alto, sento che c’è molto entusiasmo nei confronti dell’orchestra.”
All’inizio di maggio si terranno le audizioni con cui ogni anno Theresia cerca giovani talenti da inserire nelle proprie fila per rinnovare l’organico; quest’anno si è scelta una formula diversa, cha abbina workshop con i tre direttori dell’orchestra alla selezione vera e propria: lei cosa pensa di questa scelta?
“La trovo ottima. Non ha molto senso basarsi solo su un’audizione individuale per selezionare i componenti di un’orchestra: magari uno strumentista è bravissimo nell’esecuzione solistica, ma saprà veramente ascoltare i suoi colleghi, saprà “plasmarsi” sull’insieme orchestrale? O può esserci il caso opposto, un musicista che non brilla per virtuosismo ma ha la capacità di ascoltare gli altri, di comprendere e realizzare all’istante le variazioni di suono, di agogica, di dinamica.”
Come si svolgerà il workshop?
“Sarà una simulazione di uno stage vero e proprio, in cui si prova per alcuni giorni in preparazione di un concerto, con attività di studio, nel mio caso, in gruppi cameristici dal quartetto all’ottetto. Una via di mezzo dunque tra l’audizione che mira ad individuare le abilità individuali e un lavoro che porterà alla luce le capacità di lavorare in gruppo. Una cosa quanto mai necessaria a mio parere: mi capita spesso di incontrare musicisti che non stanno bene in orchestra.”
Cosa vuol dire concretamente “stare bene in orchestra”?
“Vuol dire comprendere il proprio ruolo, essere reattivi sul fronte dell’intonazione, del tempo; ma c’è anche un problema di personalità quando c’è qualcuno che vuole avere ragione a tutti i costi: suonare assieme non è mai questione di “avere ragione” o “avere torto”.”
Un ricordo “dall’altra parte della barricata”: come sono state le audizioni che ha fatto da studente?
“A dire il vero io ho fatto poche audizioni, perché spesso ho avuto la fortuna di trovarmi al posto giusto nel momento giusto: quando mi è successo, comunque, ho cercato di affrontare la cosa con filosofia. Purtroppo nelle audizioni tradizionali si rischia di sentirsi sotto interrogatorio e lo stress va a detrimento dell’esecuzione: un metodo efficace è quello che mi era stato proposto ad esempio dall’English Concert, che mi invitò suonare per alcuni concerti prova, in modo da “testare” le mie capacità strumentali, certamente, ma direttamente dentro l’ensemble.”
Lei come consiglia di prepararsi alle audizioni?
“Ovviamente bisogna essere preparati tecnicamente e strumentalmente. Ma non basta. Bisogna conoscere il repertorio, la biografia dei compositori, il contesto in cui operarono: lo studio della storia della musica è la bandiera di tutta la musica antica, anche perché solo conoscendo i compositori cosidetti “minori” si comprende pienamente come eseguire i “grandi”. Infine c’è chi mi chiede se ci si può presentare con lo strumento moderno, o, nel caso di Theresia, barocco: a tutti dico no. E’ richiesto lo strumento classico, così nettamente diverso da quello moderno o barocco e i giovani musicisti devono comprendere che è indispensabile usare lo strumento più adatto al repertorio.”