Si è svolta il 29 ottobre scorso la quarta edizione degli Stati Generali della Cultura, un convegno organizzato annualmente dal Sole 24 ore per discutere del presente e del futuro dei beni artistico-culturali in Italia. Tema caldo di quest’edizione, dal titolo “Investire su una nuova cultura” è stato naturalmente il mecenatismo: numerosi i direttori di musei chiamati a raccontare quali ricadute l’Art Bonus abbia avuto sui loro bilanci.
Alcuni modelli virtuosi di gestione museale sono stati al centro di un confronto, moderato da Stefano Barisoni di Radio24, tra Gabriella Belli, direttrice dei Musei civici di Venezia, James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, Flaminia Gennari Santori delle Gallerie nazionali di arte antica di Roma, la presidente del Maxxi Giovanna Melandri e il consigliere dei Musei Vaticani Paolo Nicolini. Ne è emersa la necessità di ottimizzare i livelli di governance dei musei e di incentivare, “nella trasparenza più assoluta e in una ferma ottica della tutela”, il contributo che grandi mecenati e imprenditori possono dare alla salute del patrimonio artistico pubblico.
Accanto alle valutazioni positive dell’iniziativa, che resta peraltro legata al sostegno del patrimonio pubblico ed è spesso destinata a opere di restauro (come l’imponente azione di mecenatismo di Diego Della Valle per il restauro del Colosseo) più che al sostegno di attività culturali nuove, ci sono le forti critiche legate alla permanente difficoltà di rapporti tra pubblico e privato. Numerosi gli interventi, come riportato da Artribune, che rilevano come “un’unione culturale tra pubblico e privato è non solo difficile ma quasi impossibile, data la nostra burocrazia: troppo lenta e alquanto macchinosa per qualsiasi imprenditore che abbia la voglia e la passione di investire in cultura, parola chiave dell’incontro di quest’anno.”
Il Ministro Dario Franceschini al rapporto pubblico privato dice però di crederci, e lancia un appello, invitando tutti i grandi imprenditori italiani ad adottare un museo.