[custom_heading center=”true”]Sabato sera l’esibizione della Theresia Baroque Youth Orchestra ha inaugurato il cartellone di eventi degli Amici della Musica, che proseguirà fino a maggio[/custom_heading]
di Elide Bergamaschi
Cresce sotto i nostri occhi per qualità, vigore, maturità, la bella compagine di talenti che dall’Europa tutta sono confluiti a rinforzare le luminose fila della Theresia Baroque Youth Orchestra. Con la città di Lodi, la formazione giovanile nata da un progetto di imprenditoria culturale pare avere ormai consolidato un legame a doppio filo fatto di musica condivisa a ricambiare un’ospitalità quanto mai preziosa per costruire, prova dopo prova, l’approccio interpretativo alla pagina.
Il concerto dello scorso sabato 21 novembre, al Teatro alle Vigne, sulla strada di Padova, dove erano attesi l’indomani, portava la firma di questi coraggiosi spadaccini dal volto pulito; era, questa, la loro quarta apparizione in terra lodigiana, dopo il trionfale debutto avvenuto lo scorso ottobre 2014 presso la chiesa di San Francesco.
Gli Amici della Musica hanno voluto la loro freschezza ad inaugurare il pregevole cartellone di appuntamenti che si snoderà fino al maggio prossimo. A guidarli, di fronte ad un pubblico coraggiosamente numeroso a dispetto della serata di pioggia torrenziale, era di nuovo l’asburgico nitore di Chiara Banchini, condottiera di razza con cui i giovani ragazzi della Tybo hanno ordito un avvincente percorso attorno alle ravvicinate distanze che da Carl Philipp Emanuel Bach portano alle soglie del tardo classicismo, ad Haydn e, soprattutto, a Boccherini.
Un viaggio serrato ed intenso sin dall’iniziale Sinfonia in mi minore Wq 178 del più celebre dei figli del sommo Kantor, articolata per frasi scolpite con pari sottigliezza e precisione, nel nervoso piglio dell’Allegro iniziale dalla spiccata vivacità concessa ai ritmi, all’uso puntuale dei chiaro-scuri assicurato da cembalo ed archi gravi. La nordica precisione di questa lettura, distante per latitudine e temperatura dalla plastica avvolgenza di Claudio Astronio, pareva sciogliersi di fronte alla suadenza di Johann Christian Bach e della sua Sinfonia concertante C 44; qui, privi delle autorevoli briglie del direttore, i ragazzi davano vita ad un autentico divertissement musicale dove l’austera formazione sembrava sposarsi felicemente ad più una svagata libertà; lampanti, le cifre dell’estro e di una temperata esuberanza esaltavano le pregevoli individualità di Agniesza Papierska e Klaudia Matlak – violini pronti a rincorrersi, tra echi e giocosi labirinti, nella Cadenza del primo movimento – e di Maria Misiarz al violoncello. E, a sorpresa, nel secondo movimento, ecco l’irrompere gentile e bucolico, dolce e progressivamente ripiegato in una dolente mestizia, del flauto di Laura Lovisa, a scardinare di nuovo lo sbalzo delle parti in rilievo e l’incalzante fondale del tutti. Un incanto.
Esponenziale nei volumi, nel sinfonismo della scrittura, nell’impettito procedere di cavalleria in parata solenne, il Boccherini levigato dalla Banchini, tornata alla testa dell’orchestra, era infine un saggio di vigorosa efficacia. Lasciate alle spalle le compassate geometrie della ramificata famiglia Bach, con la drammatica teatralità di un Haydn già applaudito nel concerto di debutto a fare da mirabolante punto di fuga, tutto di questa Sinfonia op. 42 suonava arioso, narrativo; lussureggiante, addirittura, il secondo movimento, che conduceva senza indugi alla giostra di ritorni del Presto finale, replicato a fine concerto, a ringragiamento di una autentica pioggia, questa volta di applausi.
Recensione pubblicata su “Il Cittadino” lunedì 23 novembre 2015