Vale la pena di riproporre lo scambio di lettere che aveva opposto il Ministero al critico musicale Sandro Cappelletto, che ancora nel settembre scorso denunciava come i nuovi criteri di assegnazione dei finanziamenti avrebbero creato situazioni abnormi, cosa che si è puntualmente verificata pochi giorni fa, con orchestre ed enti di lungo corso e riconosciuta qualità che si sono visti in alcuni casi addirittura azzerati i fondi.
Salvatore Nastasi, Direttore generale per lo spettacolo dal vivo, nella sua lettera pubblicata il 10 settembre scorso sul quotidiano torinese, non ci stava a vedere denigrato il nuovo sistema: “Spiace constatare che l’intento della massima trasparenza riguardo ai nuovi criteri di attribuzione del Fondo unico per lo spettacolo, recentemente entrati in vigore, sia stato evidentemente travisato e distorto. Basterebbe una attenta lettura del nuovo Decreto per comprendere che coloro che dal prossimo anno chiederanno un contributo per la propria attività di spettacolo dal vivo non saranno tenuti a risolvere alcuna “complicatissima formula”.” Per Nastasi non solo comprensione e compilazione delle domande sarebbero stati alla portata di tutti, ma soprattutto sarebbe stata garantita la trasparenza perchè “l’attribuzione dei punteggi e quindi dei contributi non dovrà mai più rimanere oscura, come esplicitamente previsto dalle normative sugli appalti pubblici ed ormai è prassi consolidata nei bandi di gara europei. Può essere comprensibile un primo timore di fronte al linguaggio matematico, ma esso è utilizzato esclusivamente per far conoscere a chiunque il funzionamento del sistema di calcolo, non affinché lo si utilizzi (infatti è contenuto negli allegati del decreto).” La difesa dei nuovi criteri puntava allora soprattutto sul fatto che non ci sarebbero stati più “finanziamenti soggettivi e discrezionali, ma esclusivamente basati sul merito e l’oggettività. Forse chi ritiene “troppo burocratico” questo modello preferisce tornare all’antico e rassicurante sistema dell’”amico di” e del “conosco io chi ti può aiutare”. Un sistema in cui molti hanno ottenuto ben più di quanto avrebbero meritato, escludendo dai finanziamenti realtà assai più capaci ma prive di relazioni e interessati sostenitori. Meno schematico e ragionato, forse, ma sicuramente ingiusto.”
Cappelletto non ci stava: “La lettera aperta al Ministro Franceschini pubblicata sul sito della Stampa è partita dopo aver ascoltato lo stupore, lo sgomento, in qualche caso la rabbia, di tanti operatori musicali onesti che lavorano nel nostro Paese e che per gran parte delle loro risorse dipendono dal finanziamento pubblico. Temono non quella che lei definisce “massima trasparenza”, sempre benvenuta, ma un’ìinterpretazione incontrollabile dei dati da loro forniti. L’oscurità della tecnica.” E incalzava: “A leggere la sua risposta, si ha la sensazione che finora, cioè negli ultimi 50 anni, da quando il sostegno alle attività di spettacolo è diventato un impegno dello Stato, siano prevalsi i “finanziamenti soggettivi e discrezionali”, incuranti del “merito”. Dove va a finire la discrezionalità della politica, la sua capacità non di elargire favori e creare clientele, ma di indicare strategie, obiettivi, di saper scegliere? Se la politica si appella alla tecnica per salvarsi, allora intona il proprio Requiem. ” E il 22 luglio scorso, all’indomani delle dimissioni polemiche di Silvia Colasanti, aveva rilanciato l’allarme sulla scorta dele prime indiscrezioni: “Orchestra Sinfonica Siciliana: più 754 mila euro. Orchestra Toscanini di Parma: meno 230 mila euro. Corsi di perfezionamento di Duino, eccellenza nel campo della musica da camera: cancellati. Cemat, struttura che promuove la musica contemporanea: in liquidazione. Anbima e Feniarco, associazioni che raggruppano migliaia di bande e di cori: zero sovvenzioni. Dal ministero dei Beni culturali filtrano le prime clamorose indiscrezioni sui contributi 2015 alle attività di spettacolo.” Indiscrezioni confermate: ora le associazioni promettono ricorsi. Ed è una vittoria, in negativo, della peggiore burocrazia.