di Elide Bergamaschi
LODI – Mentre ci accingiamo a consegnare queste istantanee sul concerto dello scorso venerdì 8 maggio, loro, i giovani protagonisti di una bella serata di musica in una S. Agnese purtroppo solo timidamente punteggiata di presenze, sono in viaggio verso l’Aquila, a bissare il Concerto romano nelle stanze del Quirinale, appena concluso e trasmesso in diretta su Rai 3. D’altronde, che la Theresia Youth Baroque Orchestra fosse una compagine di sapide promesse lo avevamo ampiamente intuito già lo scorso autunno, quando dopo un primo breve soggiorno di prove ospiti del Collegio S. Francesco aveva debuttato nell’omonima chiesa dei Padri Barnabiti diretta da Chiara Banchini. In questa seconda volta a Lodi, ad impastarne le spiccate individualità provenienti da ogni lembo d’Europa è stato il gesto plastico e sempre incisivo di Claudio Astronio, primo mentore di questa creatura voluta dall’imprenditore Mario Martinoli. La sua musicalità esatta, speculativa, tesa in linee ariose e sempre nitide, ha guidato la compagine attraverso le stanze speculari e per molti versi assonanti di Wolfgang Amadeus Mozart e Joseph Martin Krauss, in un fare musica dichiaratamente vòlto, tra le altre intenzioni, alla rivalutazione di pagine e figure di compositori dimenticate dalla storia. Di questo apprezzato autore vissuto alla corte di Svezia negli stessi anni del genio salisburghese, ben prima delle più ambiziose impalcature della Sinfonia VB 144, il pubblico già cominciava ad intuire lo spessore nel lievitare indugiante, apollineo, che fa da sipario all’Ouverture “Afventyaren”, dove la maniera non spegne mai il guizzo felice di una spiccata inventiva. Sul fondale, i sempre bravi contrabbassi disegnavano immaginarie cortine sul cui telo di ombre, l’improvviso irrompere degli archi sottili si librava in una danza, imperiosa e simpaticamente impettita. A seguire, Esther Crazzolara, spalla dell’Orchestra, abbandonava la fila per farsi intenso violino solista del Concerto K 211 di Mozart, alla cui pastellata grazia la giovane altoatesina imprimeva la carnosa, a tratti dolente intensità di un suono turgido, affondato nella cordiera e straordinariamente ricco di pathos, insieme alla lattea naturalezza di un fraseggiare diurno, intriso di luce. Burattinaio sorvegliato e coraggioso, dispensatore di una saggezza mai statica né tanto meno compiaciuta, sul marmo canoviano di linee immacolate Astronio osava pennellate sanguigne, inattese asprezze, quasi a pungolare al disincanto subito dopo aver invitato al sogno. Tra le sezioni, un plauso particolare va agli archi, in primis ai corni, puntuali e guasconi, ma ancor più all’oboe torreggiante di Hanna Lindeijer, primadonna mesta e raffinata nel condurre la linea del canto nel Larghetto, prima dell’incontenibile vitalismo che, tra chiaroscuri e irrefrenabili sussulti, chiude la Sinfonia di Krauss in un’apoteosi di energia. Applausi, generosi e meritatissimi, ricambiati con una chicca di Wihlelm Friedemann Bach. Li ritroveremo, in autunno, di ritorno dal loro Festival itinerante a spasso per l’Italia, in un doppio appuntamento coronato da una ennesima residenza in S. Francesco. A loro, gli Amici della Musica affideranno il compito di aprire la prossima Stagione musicale.
Articolo pubblicato su Il Cittadino lunedì 11 maggio 2015